Il Cilindro, Il Teatro di Eduardo de Filippo

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TRIXIE71
view post Posted on 20/5/2008, 23:04




IL CILINDRO

Una delle più belle commedie, con attori straordinari come Monica Vitti, Vincenzo Salemme, Pupella Maggio degli anni 1978. Penso di averlo vsito una cinquantina di volte...bellissima...la frase più famosa di Agostino, che usava indossando il cilindro per darsi un tono, per indimidire gli ignoranti era:
« È la lotta del bene e del male... È la crudele vittoria sui giusti da parte dell'insaziabile avidità della vigilanza notturna... Girono verrà ! Che una luce veritiera verrà a squarciare la coperta tenebrosa disperdendo nel nulli! il fetore che ti circonda. Nulli! piettene di fierro! Nulli! pietra d'acciaro, pietra frangesa! Nulli! fare carcioffole dietro! È la lotta del bene e del male, addio fratello! »

(Il delirio furbesco di mastr'Agostino)


commedia in un atto di Eduardo De Filippo composta nel 1965 e inserita dall'autore nella raccolta Cantata dei giorni dispari.

La commedia, incentrata su 5 personaggi (Rita, Rodolfo, Agostino, Bettina e don Attilio -"o viecchio pazzo"-), ha come sfondo l'Italia degli anni '60 fra il boom economico e la perenne crisi della disoccupazione. Il cilindro, ben spiegato da "Agostino-Eduardo" nella commedia, è una rappresentazione del potere, atto ad intimidire gli ignoranti per la sua sola "potenza" evocativa. Esso può essere visto anche come una sorta di "maschera pirandelliana", laddove il personaggio di Agostino la indossa per difendersi e rappresentare qualcosa che egli non è.

Il cilindro è l'unica commedia di Eduardo in cui compare, parimenti all'uso dell'italiano e del napoletano, un terzo idioma: il dialetto romanesco.

TRAMA:
Rita e Rodolfo sono una coppia di coniugi romani che vivono in subaffitto, a Napoli, a casa di mastr'Agostino (ex guardia notturna di un teatro) e donna Bettina. Trovatisi tutti e 4 morosi di 300.000 lire, si arrangiano con uno stratagemma per riuscire a raggiungere la somma.
Rita finge di prostituirsi, attraendo i potenziali clienti facendo abluzioni in sottoveste dalla finestra che da sul vicolo. Stabilita la "cifra" (10.000 lire), i clienti entrano in casa e, nel mettersi a letto, vi scoprono Rodolfo disteso che finge di essere morto. Le scene d'isteria e disperazione di Rita nello spiegare la situazione e la presenza del cadavere, solitamente riescono a mettere in fuga i malcapitati. Qualora non bastasse, entra in scena mastr'Agostino che, con un cilindro in testa, ammucchia un delirio di frasi sconnesse.
Ammucchiate circa 80.000 lire, viene irretito un nuovo cliente: don Attilio Samueli. All'inizio l'uomo rimane terrorizzato dalla presenza del morto ma, scoperto il trucco, inizia a "giocare" con Rita mettendola in crisi ed aumentando la cifra fino ad arrivare a 100.000 lire. Ridestatosi Rodolfo e fallito anche lo stratagemma del cilindro, si arriva ad una spiegazione.
I quattro parlano delle loro vicissitudini, della disoccupazione e della miseria delle quali sono vittime, dell'abbrutimento a cui si può arrivare quando la società ti chiude ogni porta in faccia... Don Attilio capisce ma, spiegando la sua situazione personale, inverte il ruolo di vittima da soccorrere. Dopo la morte della moglie, spiega, la sua frenetica vita sessuale si è azzerata mettendolo a rischio di vita, secondo il parere del suo medico. Per convincere i quattro porta la cifra a 300.000 lire, onde saldare la mora. Tutto ciò, che lascia interdetti Agostino e Bettina, provoca in Rodolfo una crisi isterica che farà accorrere tutto il vicinato, per venire a vedere <<'sto vecchio pazzo che vò annà a letto co mi' moje>>. Attilio non si scompone e rilancia offrendo 500.000 lire, lasciando ammutoliti tutti, e mettendosi a letto aspettando una risposta. In un silenzio d'interdizione generale, Rita e Rodolfo questionano sul da farsi. Quando lei sta per decidersi, mastr'Agostino scopre che il vecchio s'è addormentato ed escogita un trucco: taglia la candela nella stanza da letto, mette avanti tutti gli orologi e fa stendere Rita accanto a don Attilio. Risvegliatosi poco dopo egli crede di aver consumato il rapporto e, guardando l'orologio e constatata l'ora, se ne va piuttosto in fretta (non prima di averle lasciato il biglietto da visita). Il mezzo milione è entrato in casa, i vicini si complimentano per lo stratagemma riuscito, ed i quattro si mettono a tavola.
I sogni ad occhi aperti di Rita vengono quì interrotti dalle divisioni del bottino fatte da Agostino, secondo il quale lei ed il marito potrebbero disporre solo dei guadagni sui clienti precedenti, e non di tutta la somma rimanente dal pagamento della mora. Questo discorso e la non-reazione del marito la fanno scattare d'ira, per cui decide di abbandonare gli altri 3 al proprio destino. Mastr'Agostino tenta pateticamente, col cilindro in testa, di fermarla, ma lei risponde di non temerlo più, pur essendo ignorante. Accusa tutti e 3 di esser stati stati "messi sotto" da chi ha il cilindro per davvero, don Attilio il "vecchio pazzo". Detto questo fugge via di casa e Rodolfo tenta di inseguirla, nel mentre che Bettina ed Agostino mettono al sicuro il malloppo.
 
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